Se c’è una cosa che fa impazzire i turisti in visita a Venezia sono le maschere del carnevale. Con disegni originali e decorazioni in pelle, tessuto, gemme preziose o piume colorate sono vere e proprie opere d’arte che deliziano la vista. La storia delle maschere veneziane rimonta all’epoca romana però il suo grande momento di splendore fu durante il XVIII secolo. Anche se oggigiorno le associamo esclusivamente al carnevale, anticamente si utilizzavano in molte altre occasioni e durante tutto l’anno, specialmente per assistere a spettacoli teatrali o feste ufficiali. In più, dato che garantivano l’anonimato totale, erano utilizzate dai nobili per confondersi tra la plebe, per partecipare a complotti o per presentarsi in segreto a appuntamenti amorosi.
Nei negozi si possono trovare maschere di tutti i tipi, ma i modelli classici sono i più ripetuti. Queste sono le maschere veneziane più tipiche:
Bauta – è una maschera bianca che si prolunga in angolo sotto il naso fino a tappare la bocca. È completata da un mantello nero, un cappello a tre punte e una tunica. Rappresenta il mistero, l’imbroglio e il segreto.
Moretta – di origine francese, questa maschera ovale di velluto nero copre completamente il viso. Di solito si accompagna con un velo e un cappello. Il suo uso è riservato esclusivamente alle donne
Dottor Peste – originariamente la utilizzavano i medici che visitavano i malati di peste. Per evitare di contagiarsi e per attenuare l’odore insopportabile dei cadaveri, portavano queste maschere con occhi di vetro e un lungo naso nel quale introducevano fazzoletti profumati ed erbe aromatiche.
Altre maschere veneziane molto popolari e con una storia affascinante sono quelle che procedono dalla Commedia dell’Arte: alcuni personaggi diventano veri e propri stereotipi che ben si attagliavano alla società veneziana. Ecco allora Pantalone, vecchio mercante solitamente ricco, il saccente dottor Balanzone, di origini bolognesi, il servo furbo Brighella e quello sciocco Arlecchino, accomunati dalla comune origine bergamasca, e infine la scaltra Colombina, servetta maliziosa. Non di area veneta-lombarda ma sempre molto amato è Pulcinella, maschera napoletana, il buffone scansafatiche.
L’utilizzo delle maschere da parte dei veneziani e delle migliaia di forestieri che arrivavano a Venezia per vivere il famoso carnevale, già allora attrazione turistica, ha fatto nascere la domanda di maschere. È così sorta la figura dei "maschereri", artigiani iscritti all’Arte dei Dipintori che si industriavano a creare maschere in cartapesta o in tela cerata per soddisfare le esigenze dei diversi committenti.
La città, durante gli ultimi giorni di Carnevale, pullula di persone in maschera che allegramente invadono calli e campielli cercando di divertirsi e di farsi notare. In quei giorni può capitare di veder sfilare di tutto, dalle statiche e fredde dame del Settecento corteggiate da algidi cicisbei, ai più ingegnosi e personalizzati costumi moderni, frutto di inventiva e creatività. Piazza San Marco e i principali campi della città si offrono come straordinario palcoscenico a chi vuole diventare, per qualche ora o tutt’al più qualche giorno all’anno, protagonista di un’altra vita. Ma per vedere le maschere non c'è solo Piazza San Marca, ma tutta la città o la stupenda Isola di San Giorgio Maggiore.